La laurea serve.


Sul cell ho True Caller ma sul fisso ogni tanto mi beccano…

Doxa – Pronto, è la Doxa; possiamo farle qualche domanda relativamente ai programmi televisivi?
Io – (eh… eh… questa volta faccio presto) Grazie, ma io NON guardo la televisione.
Doxa – Possiamo procedere ugualmente, sono solo 5 minuti.
Io – (Seee… 5 minuti… 50 domande… due palle! ma che cazzo mi possono chiedere?) Vabbé, sentiamo…
Doxa – Il suo titolo di studio?
Io – Laurea
Doxa – L’intervista è finita perché abbiamo già raggiunto la quota di laureati necessaria.

La laurea serve.

Il Solitario Passero




Immaginate di stampare una poesia su un foglio di carta. Poi ritagliate le righe, un verso per riga, mescolate le striscioline e vi divertite a ricomporla.
Quindi prendete le striscioline, le tagliate a metà, le rimescolate e vi divertite a ricomporre nuovamente la poesia.
E avanti così a ritagliare rendendo sempre più difficile la ricomposizione.
Magari non vi divertite più di tanto, però alla fine forse avete mandato a memoria una poesia, che è sempre più di quel che resta dopo un solitario con le carte.
Per ovvie ragioni ecologiche non conviene usare la carta, le strisce ve le taglia questo giochetto, Il Solitario Passero e le divide in base al livello selezionato.



I ‘pezzi’ vanno trascinati dalla parte gialla a quella bianca a righe, fino a ricomporre l’intera poesia.
I livelli di numero pari non aumentano i “tagli” dei versi ma tolgono spazi e interpunzioni per rendere leggermente più complessa la ricomposizione.
Se nell’elenco presentato non trovate alcuna poesia a voi gradita, non avete che da cliccare su ‘AGGIUNGI UNA POESIA’ e provvedere alla bisogna.
E se il gioco dovesse sembrare troppo stupido o banale, si attivino le categorie critiche del decostruttivismo post-moderno citando Derrida ed Heidegger in lingua originale fra un click e l’altro…

Il Solitario Passero

Atlantide in Sicilia




Un monolite lavorato lungo 12 metri è stato ritrovato sul fondale del Canale di Sicilia, a 40 metri di profondità e a 60 chilometri dalla costa. Qui si trova il banco di Pantelleria vecchia, una delle isole (ora sommersa) che costituivano un antico arcipelago dove ora c’è il Plateau Avventura. L’arcipelago è scomparso oltre 9.000 anni fa per effetto dell’innalzamento del mare e questo ritrovamento è una testimonianza delle attività in quest’area prima che fosse sommersa nel mesolitico. La roccia presenta infatti tre fori regolari che sono stati praticati sicuramente dall’uomo. Ora spezzato in due, era costituito in origine da un solo pesantissimo blocco di roccia, che doveva essere stato estratto, trasportato e lavorato dagli abitanti delle terre del Canale di Sicilia e gettano nuova luce sulle loro capacità e conoscenze tecniche già in un’epoca molto antica. La datazione infatti ci porta diversi millenni prima, per esempio, di Stonehenge. Tra gli autori della scoperta e dello studio, pubblicato sul Journal of archeological science, il geologo Emanuele Lodolo dell’Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale di Trieste

Trovato un monolite di 9000 anni, opera degli abitanti di ‘Pantelleria Vecchia’ – Repubblica.it

Sevizie verso animali [gatti]


Cioè, mettetevi nei miei panni: ho raccolto sull’assolata isola di Palmarola quattro semi della palmetta nana, unica palma originaria dell’Europa, che cresce selvatica sulla sua superficie e le da il nome.
Li ho seminati nella nordica Romagna curandoli per alcuni anni finché non sono spuntate le piccole tenere palmette, riparandole dalle brume gelide e abbeverandole nelle torride estati.
E mi devo trovare con due gatti deficienti che non solo mi spezzano le tenere palmette giocandoci perché si muovono al vento ma le hanno elette a poltrona dei loro flaccidi culi, piegandole per star comodi e forse in attesa di farsi le unghie sul giovine tronchetto.



Ho dovuto prendere una drastica decisione: oggi ho potato il pungitopo e l’ho distribuito attorno alle palmette sperando che punga il gatto quanto punge il topo, nonché le mani del potatore di pungitopo.
Vediamo se funziona e riesco a evitare il saccheggio felino delle palmette; sperando che non intervenga la Protezione Animali, che poi mi tocca di chiamare la Protezione Vegetali sperando che ci sia…

Lo Specchio Nero Azteco del Dr. John Dee


Horace Walpole ha inventato il romanzo “horror” (o “gotico” come si diceva nell’ottocento), quando scrisse il cupo e intricato “Il Castello di Otranto” che diede la stura a un genere letterario che tra Frankenstein, Dracula e Golem fece gran successo nell’800 e proseguì con Lovecraft e Stephen King fino ai giorni nostri.
E’ inoltre, grazie al suo immenso epistolario, pieno di deliziose e superficiali considerazioni su tutti i campi del sapere e dell’arte, il padre del “forumismo generalista” pur se fatto con i mezzi epistolari dell’epoca, anziché digitali.
Infine, ha inventato la serendipity; una parola intraducibile in italiano che indica la sensazione che si prova quando si scopre una cosa non cercata e imprevista mentre se ne sta cercando un’altra.
E appunto per un colpo di serendipity – ero in missione al British Museum per conto di Esoterismo, ma stavo cercando il Teschio di Cristallo – ho scoperto che Horace Walpole era anche un collezionista di oggetti esoterici.
Sono infatti di suo pugno le note scritte sulla custodia del misterioso specchio di ossidiana nera che faceva parte della sua collezione esoterica, finita oggi in una vetrina un po’ nascosta del British Museum.



Lì si legge che lo Specchio Nero era appartenuto al Dr. John Dee, matematico, geografo, alchimista, astrologo, astronomo, navigatore e occultista, presso la corte della regina Elisabetta I.
Secondo la didascalia del Museo, il misterioso Specchio Nero Azteco serviva a Dr. John Dee per evocare gli spiriti:



Ho trovato poi, esposto in una grande sala, anche il ben più famoso “Teschio di Cristallo” che tuttavia è stato declassato a manufatto ottocentesco e la sua origine azteca riconosciuta come falsa.
Ma, probabilmente, utilizzando l’autenticamente azteco “Specchio Nero” di John Dee e Horace Walpole, si potrebbe tentare di evocare un Teschio di Cristallo davvero azteco, per la gioia di Indiana Jones…