Pinocchio


Quand’ero piccolo io, Pinocchio era un rito.
Prima, quando non sapevi leggere, te lo leggeva e raccontava il nonno che cercava di descrivere con parole adatte al pargoletto il terribile Mangiafoco e il Pescecane.
Poi di nascosto si andava a sfogliare il libro, guardando le sole immagini; cercando le più paurose: erano quelle degli assassini che impiccano Pinocchio e dei terribili quattro coniglietti neri che vengono con la bara (beh, certo erano altri tempi… adesso i miei figli si comprano i DVD horror e splatter…);
Prima di me e dei miei fratelli era passato tra le mani della mia mamma e delle sue sorelle e prima ancora in quelledel nonno.

Non ci si deve quindi stupire se dopo tre generazioni che hanno consumato lo stesso libro (il mio Pinocchio è del 1924), le illustrazioni sono ridotte un po’ male, tutte incerottate e stropicciate.
Ma forse immaginare i piccoli bambini di tre generazioni che si strappano il libro dalle mani o che stropicciano una pagina, per vincere la paura del Serpente o del Pescecane, le rende ancora più fascinose di altre immagini più nitide e asettiche.



Questa è la copertina, l’interno – come vedrete – non è meno consumato.

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