Fermare il tempo


L’isola è piccolissima, ma è magica e misteriosa.
Non è lontana, ma tre ore di nave possono allontanare il resto del mondo più che dieci di aereo.
Dipinta romanticamente funebre da Boecklin, è l’isola di una antica maga, che sapeva come trattare gli uomini, poi sconfitta dall’amore.
Sic transit gloria mundi: calpestata da Odisseo e dalla figlia di Augusto, schiavi romani l’hanno intagliata di grotte, tunnel, murenari e templi dedicati al culto di Mitra: oggi, meta di turisti un po’ beceri, si difende come può, con le pesche a sette euro al chilo e il pesce spada a quaranta.
A precipizio sulla spiaggia di Frontone, appena sotto il poggio che si vede nella foto, un gentile isolano ha attrezzato una antica grotta a ristoro per i turisti.


Sdraiato su un morbido lettino, dopo abbondanti libagioni di un vino isolano sgarbato e aspro, ma tanto gradito, me ne stavo ad ammirare il panorama sottostante.
Il mare era fermo e calmo sotto il sole del primo pomeriggio e il silenzio dell’isola era solo rotto da qualche rauco grido di gabbiano.
Ecco, mi sono detto, bisognerebbe fermare il tempo.
Forse le libagioni, o il liquore al mirto che in aggiunta stavo centellinando, fatto sta che ho deciso di provarci.
Per un indefinibile istante, attimi o eoni non fa differenza, ho fermato il tempo: anche se per poco ho avuto l’impressione di averlo dominato e fermato.
Sapere che si può, è stato assai confortante.
Che poi l’esperienza sia stata mistica o etilica, non fa differenza.

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