Il Sergente Pepper del Club Band


Misurandomi il dito con un piccolo aggeggio nero, il dottore ha detto che ero poco “saturo” o qualcosa del genere; “esercizi di respirazione!” ha concluso, salutandomi.
Stamattina – tutta la famiglia era fuori e gli unici esseri viventi nel raggio di 500m erano il mio cane e i cinque gatti – ho preso la chitarra e mi son messo a cantare a squarciagola le canzoni di una volta.
Facevo un po’ schifo, specie in quelle inglesi di cui non ricordavo più le parole e rimediavo con i “iestudei ol mai babbol si tu fare uei” inventandomi impossibili locuzioni inglesi: ma soprattutto non mi ricordavo più tutti gli accordi.
Fortunatamente conservo ancora il pacco degli “spartiti”: musica e parole, armamentario indispensabile del chitarrista autodidatta dei “favolosi anni 60” (che i “favolosi 60 anni” sono un’altra cosa, sempre che siano davvero così favolosi come dicono i sessantenni).



Notate nulla di strano? I “favolosi quattro” (che i “quattro favolosi” erano invece quelli che beccavo in greco, all’epoca) sono proprio loro, al top della creatività musicale.
E’ quel “Testo italiano di Biri” che mi ha fatto venire i brividi…
Eccolo qua, godetevi il “Ma se ai cuori tristi fra di noi /un sorriso ancor potrò strappar” che par preso da una canzone di Nilla Pizzi:



Non mi ricordo di averci fatto caso, allora; comunque Biri, Ornella Ferrari, all’epoca una favolosa sessantenne paroliere (paroliera mi suona male…) è abbastanza famosa da avere una voce su Wikipedia.
La sua biografia termina così’:
Si ritira dall’attività a metà degli anni ’60, rendendosi conto che i gusti del pubblico stanno cambiando“.
Credo che se ne sia resa conto anche grazie al “Sergente Pepper del Club Band”, ma un virtuale biri biri biri sul nasino se lo è meritato, per il tanto che mi ha fatto ridere.
Che è un esercizio di respirazione pure quello, credo.

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