Il Destino di un Alchimista, ovvero Raimondo Lullo e l'”Ars



“Un gentiluomo dell’isola di Maiorca, che si chiamava Raimondo Lullo, discendente da un casato aristocratico, ricco e antico, per la sua nobiltà, il suo valore e le sue virtù fu chiamato negli anni della gioventù a far parte del governo di quell’isola.
Mentre ricopriva questo incarico, si innamorò ardentemente di una bella dama. La servì a lungo e molto bene.
Essa, dopo aver rifiutato la sua corte finché poté, gli dette infine un appuntamento, a cui né lui né lei mancarono, ed ella vi comparve più bella che mai e meglio abbigliata del solito.
Mentre egli pensava già di essere sulla soglia del paradiso, essa si scoprì il seno tutto ricoperto da una dozzina d’impiastri e poi, togliendoli l’uno dopo l’altro e gettandoli irosamente per terra, gli mostrò un cancro spaventoso e, con le lacrime agli occhi, gli mostrò le sue miserie ed i suoi mali, e gli parlò, e gli chiese se trovava ancora in lei motivo di tanta passione.
E continuò a parlargli in maniera così lacrimevole che egli, vinto da compassione per la malattia di questa bella dama, la lasciò e, dopo essersi raccomandato a Dio per la sua salute, si ritirò dal proprio incarico e si fece eremita.
Ora, essendo di ritorno dalla terra santa, dove aveva preso i voti, andò a studiare a Parigi sotto la guida di Arnaldo da Villanova, saggio filosofo.
Dopo aver seguito il suo corso di studi, si recò in Inghilterra, dove il Re lo ricevette con magnifica ospitalità per la fama del suo grande sapere, ed egli trasmutó diversi pezzi d’oro e d’argento in pezzi di rame, ferro e stagno, poiché disprezzava il comune e volgare modo di operare la trasmutazione, da ferro e piombo a oro; infatti sapeva che molti ai suoi tempi sapevano fare questa trasmutazione altrettanto bene quanto lui stesso, che sapeva fare l’una e l’altra cosa, e volle fare ciò che gli altri non sapevano fare”.


Così Pierre de Brantòme racconta, alla fine del ‘500, la vita di Raimondo Lullo, alchimista.
Il finale insolito, con la trasmutazione al contrario e la romantica gotica storia della bella dama, ebbe una grande fortuna letteraria, insieme alla leggenda per cui sarebbe vissuto ben oltre i termini di una vita umana, sia pure lunga; questo supplemento di vita, caratteristica comune ad altre figure leggendarie dell’Occidente medievale, dava modo fra l’altro di spiegare la sua eccezionale prolificità di scrittore: alle quasi trecento opere riconosciute oggi come autentiche, si aggiungevano circa un centinaio di scritti d’alchimia.
Certo trasformare oro in piombo può non sembrare una grande impresa; ma una trasmutazione di certo più importante gli è ben riuscita: trasformare un testo di alchimia in un’opera d’arte, grazie alla mano abile di un miniatore del ‘400, Gerolamo da Cremona.


Ms. B.R. 52 Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, “III Raim. LULII Opera Chemica 27” miniata da Gerolamo da Cremona nel 1474.

1 commento su “Il Destino di un Alchimista, ovvero Raimondo Lullo e l'”Ars”

  1. Paul Arnauld nella sua opera “Storia dei Rosacroce” riporta che Raimondo Lullo abbia scritto: “Sono riuscito a fissare il mercurio a Napoli nel 1293, alla presenza di . . .”.
    Rudolph Steiner ne “ Il Cristianesimo Rosicruciano” scrive che intorno alla metà del tredicesimo secolo una personalità che nella reincarnazione successiva tra il quattordicesimo e quindicesimo secolo fu Christian Rosenkreuz, riunì le 12 correnti spirituali di quella epoca aggiungendovi del nuovo. Intorno al 2000, nella biblioteca nazionale di Barcellona fu rinvenuto uno scritto del Lullo praticamente identico a quanto scritto nei “Manifesti dei Rosacroce”. L’autore dell’articolo della rivista che riportava la notizia faceva la considerazione che se non fosse stato per la differenza dei tempi, Rosenkreuz poteva sembrare pseudonimo di Lullo. Probabilmente tale autore non era a conoscenza del “Cristianesimo Rosicruciano” di Steiner.

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