Oggi sposi


I matrimoni, non ce n’è due uguali.
Sembra uno strafalcione ma in realtà è un dotto anacoluto, figura retorica spesso adottata perfino da Alessandro Manzoni per dare un po’ di vivacità e realtà ai dialoghi dei contadinotti dei Promessi Sposi, come Renzo e Lucia.
E, come quello tra Renzo e Lucia che non s’aveva da fare e poi si è fatto, a tutti, prima o poi toccano uno o più matrimoni.
Se non fra gli sposi, di sicuro fra i partecipanti a vario titolo.
Io, per esempio, non li sopporto e li scanso come la peste – se posso – specie quelli tradizionali con eterne sedute al ristorante e celebrazione di riti piuttosto stereotipati.
Pure, mi son dovuto sposare anch’io: e per ben due volte.
La prima – s’era giovani – la scapolai abbastanza bene; dal sindaco, solo con i genitori, e come rinfresco di nozze, un cappuccino al bar.
La fede per la moglie – io non sapevo neanche cos’era…- la corse a comprare mia mamma mentre il sindaco leggeva il codice civile.
Robe quasi da “Marcia Nuziale” di Fabrizio de Andrè, insomma.
La seconda volta (eh, ma sempre noi due eh…) un paio di lustri dopo in Chiesa, per far contenta la vecchia nonna e il parroco di campagna dove eravamo andati ad abitare; ma anche allora non andò poi male: in più c’erano solo i nonni (e i figli, esattamente come nella canzone di De Andrè) e l’unione fu quindi “santificata”.
Pranzo al ristorante per pochi intimi e – questo è il mio massimo orgoglio – nessun servizio fotografico annesso.
Perchè se c’è una cosa che mi fa orrore, è quando gli sposini ti sbattono davanti il mega album fotografico e gli devi cominciare a fare “ah… oh… e questo chi è? e come è bella la sposa… e come è buffo lo sposo…”: una tortura, insomma, credo inferiore solo alla forzata visione di un equivalente reportage matrimoniale filmato dal cugino che ci sa fare, sempre più interminabile, oggi che con le digitali manco devi pagare la pellicola.
Sarò più strano io o quelli che appena possono corrono ai matrimoni e a visitare gli sposini?
Che dire, questi ultimi sono molti di più: a volte mi sento davvero un po’ anacoluto anch’io…

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