La bocca sollevò dal fiero pasto

Chi, nel mezzo del cammin della sua vita, non ha mai avuto per mano una copia della Divina Commedia?
Per amore o per forza, ci dovremmo essere passati tutti.
A me poi, in questi anni in cui i figli fanno il liceo, tocca pure comprarne altre copie, naturalmente sempre diverse tra loro, insieme ai libri scolastici, pur avendone in casa una discreta collezione, le mie e quelle ereditate dai nonni.
Per di più io sono recidivo ed oltre a quelle della scuola me ne sono procurate una buona varietà; l’ultima oggi stesso.

Questa qui sotto è la tormentata copia dell’Inferno patito al liceo, quella con il commento di Natalino Sapegno.



E’ un po’ “consunta” ma a mia parziale discolpa occorre dire che è passata anche tra le mani di altri due fratelli.



Quella dei nonni, un’edizione del primo ‘900 non è poi tanto diversa (questa, a giudicare dai nomi dei parenti iscritti nel frontespizio, è passata per lo meno in mano a cinque diverse persone)





Come nel caso del Sapegno, il commento sovrasta il testo in maniera piuttosto opprimente.
Ma ho altre due edizioni (la più grande e la più piccola) del tutto prive di commento.
Questa è la piccola, del 1942, anno in cui evidentemente la carta costava abbastanza da consigliare ridotte dimensioni:



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