The Strange Case of Doctor Leo and mr. Habydos


Chiamiamolo Leone d’Habydos.
E’ il pittore egiziano del primo secolo A.C. protagonista della seconda vita del “papiro di Artemidoro” e forse anche della prima vita di un altro grande artista.
Entra in scena ad Alessandria d’Egitto, quando compra a prezzo di occasione due metri per 34 cm di ottimo papiro.
Uno sfortunato copista, a metà del lavoro per una lussuosa edizione della Geographia di Artemidoro, si era sbagliato clamorosamente: aveva disegnato la mappa dell’Iberia nel posto sbagliato.
Non potè far altro che rivendere il papiro a basso prezzo al pittore, che lo usò sul retro e sulle parti ancora bianche per studi ed esercitazioni di disegno; un classico “libro di bottega” dello studio del pittore.
Qualche decennio dopo il papiro visse la sua terza vita – quella che lo ha portato fino a noi – incarnando la morte: fu infatti utilizzato per ricoprire il volto di una mummia del primo secolo D.C. e da questa delicatamente sfogliato per recuperarne il prezioso contenuto.




Ma non è l’importanza storica della parte dell’opera di Artemidoro (fino ad oggi perduta) recuperata agli studi paleogeografici che mi interessa; è la sua seconda vita come libro di bottega che è particolarmente affascinante.
Ritratti, disegni di animali fantastici e reali, studi di anatomia e di parti del corpo riempiono tutti gli spazi bianchi del papiro a costituire una straordinaria e unica finestra nel tempo per analizzare l’opera di un artista di epoca greco-romana come Leone di Habydos.



Visto che la sua autenticità è fuor d’ogni dubbio, andrebbe classificato fra gli OOPART (“Out Of Place ARTifacts) più misteriosi; ma forse cela un mistero ancora più sconvolgente, almeno per chi crede nella metempsicosi: la prima vita di Leonardo da Vinci.



Da mercoledì prossimo, a Torino, Palazzo Bricherasio, lo potrete ammirare all’interno della mostra “Le tre vite del papiro di Artemidoro. Voci e sguardi dall’Egitto greco-romano”.
E valutare se quel profilo col naso aquilino e l’espressione fiera è un autoritratto di Leone d’Habydos o di Leonardo da Vinci, nella sua prima incarnazione.


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