L’arcivernice di Stradivari

Dicono che il segreto del suono che esce dai violini di Antonio Stradivari sia principalmente dovuto alla vernice che il liutaio cremonese stendeva sui suoi strumenti.
Negli strumenti del suo periodo migliore, la vernice è rossiccia, calda e trasparente come il sole che tramonta d’estate.
Nel 1923 Ferruccio Zanier, un liutaio di Trieste, dopo molti tentativi riuscì a trovare la formula della vernice di Stradivari sostituendo la base oleosa con gommagutta e gomma ammoniaca, resine tratte da piante orientali già ben note e utilizzate ai tempi di Stradivari.
Come tutti gli innovatori (di lui si conserva anche un violino “futurista”, tutto squadrato), Zanier fu osteggiato dalla corporazione dei liutai e la formula della sua vernice stradivariana è stata ormai dimenticata.
Ora, se qualcuno si chiedesse perché mai mi interesso a questi dettagli tecnici della vernice dei violini di Stradivari, la risposta è bell’e pronta: sfortunatamente ho ereditato dal nonno violinista tre vecchi violini, due Stradivari, uno da 1/2 e uno da 3/4, e un ignoto 4/4 marcato a fuoco con un monogramma FZ cerchiato.

Lo “sfortunatamente” è giustificato da due ottimi motivi:

  1. il nonno aveva due violini di ottima qualità (un Jakob Steiner e un Guadagnini) giustamente finiti al ramo famigliare della zia violinista
  2. i due Stradivari che sono finiti a me, sono ovviamente falsi.

Ecco il violino tre quarti, dalla forma inconfondibile tipica del maestro cremonese e nella cui etichetta interna si legge appunto:

Il “font” moderno (quel Franklin Gothic è stato disegnato nel 1902 da Morris Fuller Benton per la compagnia American Type Founders) e il “fecit” al posto del “faciebat” usato dal famoso liutaio non lasciano dubbi nemmeno a un incompetente in liuteria come me: diciamo che è una copia da Stradivari, se proprio non vogliamo parlare di falso.
Anche l’etichetta dell’altro violino da 1/2, è in un gotico antico altrettanto improbabile per l’epoca settecentesca…

ma l’improbabile dicitura anglo-italiana che si legge in fondo all’etichetta ci conferma che non c’è alcuna intenzione di spacciarlo per un originale settecentesco, da rifilare a un turista americano alla Decio Cavallo, insieme alla Fontana di Trevi.

Ovviamente il nonno sapeva benissimo che i due strumenti non erano autentici Stradivari ma solo prodotti semiartigianali usciti a basso prezzo negli anni ’30, forse in vista del bicentenario della morte di Stradivari: io credo che dovendo procurarsi violini da studio a misura della figlia, sua allieva e che cresceva con l’età, si fosse procurato il mezzo violino e il 3/4 più economici che potesse trovare.

Sistemati gli Stradivari falsi, vengo al motivo che mi ha spinto a scrivere queste righe: il terzo violino, quello di formato standard, assai meno elegante e ben più malmesso degli altri due, con un pirolo rotto, senza ponticello e corde e pieno di segni e macchie.

Devo dire che aveva attirato l’attenzione di un restauratore di mobili che me lo aveva chiesto per riutilizzarne il legno che gli sembrava di buona qualità, ma gli avevo detto di no sia per la memoria del nonno, sia perché fra i tre violini era l’unico che sembrava molto “suonato”, non nel senso del pugile k.o., ma per via dei segni d’uso ben evidenti.
Qualche giorno fa ho preso giù dal muro in cui stanno appesi, vicino al pianoforte, i tre violini per spolverarli; e nel vedere quel povero relitto senza corde e ponticello ho deciso di ordinare su Amazon l’occorrente per rimetterlo in sesto.

Nel ripulirlo ho rivisto il monogramma FZ cerchiato, impresso a fuoco al posto dell’etichetta:

e siccome ogni scarrafone è bbell’a mmamma soia, una illuminazione scarrafonica mi si è accesa nella mente: vuoi vedere che questo brutto anatroccolo da la paga ai due Stradivari? vuoi mai che FZ cerchiato sia il marchio nientemeno che del liutaio triestino Ferruccio Zanier, riscopritore della autentica originale vernice di Stradivari e che la detta rossiccia vernice, calda e trasparente come il sole che tramonta d’estate, sia quella che è stata stesa sul mio povero violino?

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