Psicopatologia della vita quotidiana

La canzone che mi passa per la testa
Non so bene cosa sia
Dove e quando l’ho sentita
Di sicuro so soltanto che fa
Zum, zum, zum, zum, zum, zum, zum, zum, zum…

Mi sono svegliato all’alba di oggi col titolo di un libro che mi girava per la testa, “De reditu suo“, ultimo lampo letterario pagano della civiltà romana.
L’autore lo dovevo pur ben conoscere sia per averlo studiato al liceo sia per l’antica copia del 1582 che ho in biblioteca.
Il nome dell’autore… già era… mumble… mumble… sì, ecco… Nazianzeno… Gregorio Nazianzeno…
Beh, la memoria mi funziona ancora… ma verifichiamo: allungo la mano per agguantare il portatile, lo accendo e invoco Santa Wikipedia.
Gregorio Nazianzeno. Vescovo e teologo greco antico; fu maestro di Girolamo. Venerato dalle Chiese cristiane, è riconosciuto dalla Chiesa cattolica come Dottore e Padre della Chiesa“… ecco, ma come mi è venuto in mente… questo è peggio di Carneade… non c’entra niente – se non una certa assonanza del nome – con Rutilio Namaziano, come mi recupera Google, dal titolo che ben ricordavo.
Una volta alzatomi da letto, novello Freud della domenica, mi sono messo alla ricerca del meccanismo mentale che potrebbe avermi fatto confondere il Namaziano col Nazianzeno.
Queste disfunzioni mnestiche” – dice il padre della psicanalisi – “hanno origine dalle medesime forze psichiche che sono alla base dello sviluppo delle nevrosi: pensieri o propositi rimossi nel subconscio cercano di imporsi contro la coscienza, riuscendo a esprimersi completamente o almeno in parte proprio attraverso la perturbazione che provoca l’azione sintomatica in questione“.
Insomma, sono cose che non si possono lasciare impunite e quindi vado ad affrontarle.
Per cominciare, ho preso in mano il polveroso libretto che ho in biblioteca per vedere se era da lì che veniva il collegamento.
Ma trovo solo altri interrogativi, e come al solito mi perdo in mille altre cose.
Sulla prima pagina mi ammonisce subito, in grafia seicentesca, un motto di cui non riesco a decifrare l’ultima parola: “Vera nobilitas in sola virtute [….]”.

Non mi ricordavo di averci fatto caso, comunque poco male, mi dico, una veloce gugglata e passa la paura.
Ma nonostante l’aria da famosa massima latina, nemmeno Google trova il completamento desiderato.
Al massimo avremmo una abbastanza simile frase di Giovenale, nella Satira VIII, “Nobilitas sola est atque unica virtus” che non è di alcun aiuto.
Ancor meno aiuta la scritta incomprensibile che segue sotto, più antica, e cancellata dalla stessa mano che ha scritto la massima sopra.
Volta la pagina e, sul frontespizio, altra scritta, altro mistero: il nome di un proprietario del libro, con grafia forse più settecentesca che seicentesca in cui si legge “Frà Sebastiano […] meo da Sezzo (o lezzo?).

Comunque, nulla che mi riporti al Nazianzeno.
Nella pagina successiva, bello in maiuscolo, spicca un GREGORIO,

ma è un falso allarme: si tratta evidentemente di Gregorio XIII, papa nel 1582, quando il libro fu edito. Ma escluderei che il collegamento possa venire da lì.
In fondo al libro, altre scritte, una terzina dantesca e un mezzo sonetto del Petrarca, nessun collegamento.

Passo a Google e approfondisco il Nazianzeno, per cercare di capire come mai potevo aver quel nome sepolto nella memoria in attesa di indurmi al lapsus col Namaziano.
Quando Namaziano scrive il suo poema, il Nazianzeno è morto da 25 anni, in Cappadocia e escludo subito un legame tra i due (tra l’altro uno è pagano e l’altro un Santo, dottore della Chiesa).
Un altro grado di separazione – probabilmente inconsistente come il primo, a cui si riallaccia – ci riporta al papa Gregorio XIII che l’11 giugno del 1580 fece portare le sue reliquie (trasferite a Roma dopo la caduta di Costantinopoli) nella nuova basilica vaticana, dalla vecchia basilica costantiniana.
Ma nulla nella vita di Gregorio Nazianzeno mi illumina sul perché ne conoscessi il nome e abbia potuto confonderlo.
Non mi resta che spazzolare la rete per vedere se l’ho citato in qualcuno dei tanti post seminati sui forum.
Io no, ma trecentosedici post sul forum di POL citano in lungo e in largo Gregorio Nazianzeno, quasi tutti nelle sezioni “religiose” che però non frequento, quindi difficilmente mi è entrato in testa da lì.
Scoraggiato, sto per abbandonare la ricerca, ma… eureka, ecco che mi salva Salvini!
Tra i titoli dei thread che contengono post sul Nazianzeno, mi balza all’occhio l’unico che ho sicuramente sfogliato: “[Thread generale] Guerra in Ucraina – Reazioni Italiane e discussione“.
Che ci fa il Nazianzeno nella guerra in Ucraina?
Nulla, ma c’è riportata la notizia di una delle più clamorose sparate del Matteo leghista:

Roma, 2 marzo 2022 “Bene manifestare a Parigi o Berlino ma non basta. Andiamoci fisicamente in Ucraina. Andiamoci pacificamente a fermare le bombe” così il segretario della Lega Matteo Salvini a margine della preghiera dei deputati e senatori nel Chiostro della Chiesa di San Gregorio Nazianzeno a Roma.

L’immagine di Salvini che va in Ucraina – con la maglietta di Putin – a fermare le bombe pacificamente deve aver scolpito nella mia mente anche il santo luogo testimone di tale cazzata.
E zum zum zum zum, il mio subconscio si è imposto sulla coscienza che aveva cercato di rimuovere una tal boiata e mi ha rifilato il Nazianzeno al posto del Namaziano.
L’infallibile Ispettore Freud non sbaglia mai!

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