Strali Astrali

«Ricordi – disse Perdicca ad Alessandro – come tuo padre Filippo perse l’occhio destro? Come si alterava se qualcuno usava la parola occhio in sua presenza?

Andò così: il profeta Diogeneto lo vide bambino, mentre tirava frecce in cielo mirando a una stella; gli predisse fama e potere ma anche la vendetta della stella per la sua sacrilega tracotanza.

Durante la Terza Guerra Sacra – tu eri appena nato – mentre raccoglieva l’armata per assediare Metone, gli si presentò un arciere, per arruolarsi.

Si chiamava Aster (che nella lingua dei Greci significa stella) e si vantò d’esser così abile da infilzare un tordo in volo.

“Ti arruolerò quando farò la guerra ai tordi” lo irrise Filippo, e lo scacciò; quello, indispettito dal rifiuto, si recò a Metone e si arruolò fra i difensori della città.

Durante un’ispezione alle truppe davanti a Metone assediata, Filippo fu raggiunto da una freccia, scoccata dalle mura, che si conficcò nel suo occhio destro.

Quando il medico l’ebbe estratta, gli fece notare che sulla punta di ferro c’era scritto: “Aster, all’occhio destro di Filippo”.

Appena ebbe medicata l’orbita ormai priva di pupilla, subito Filippo fece lanciare verso le mura della città assediata, numerose frecce con inciso: “Filippo offre pace a Metone e morte ad Aster”; e arresasi Metone qualche tempo dopo, ebbe la sua vendetta impiccando Aster.

Vent’anni dopo, alle nozze di tua sorella a Ege, ero con te quando quella guardia del corpo di Filippo, Pausania, lo pugnalò a morte e fuggì; e proprio tu lo raggiungesti, uccidendolo appena fuori Ege, dove aveva i cavalli pronti per la fuga.

Rimasto con Filippo ormai cadavere, tolsi io il pugnale dal cuore di tuo padre; ripulito dal sangue vi lessi, inciso nella lama: “Astrea figlia di Aster, al cuore di Filippo”.

La stella ebbe così l’ultima vendetta che Diogeneto aveva profetizzato».

Alessandro fissa silente una grande magnifica stella brillare sulle azzurre ziggurat di Babilonia.

Rivede Ege; sua madre Olimpiade, da poco ripudiata da Filippo; il pericolo per la successione al trono; la scritta incisa per sviare i sospetti sul pugnale dato a Pausania, con i cento talenti pattuiti; l’appuntamento alle porte di Ege dove, invece dei cavalli, gli aveva dato la morte.

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