Pesanti effetti collaterali della Poesia Dorsale


Non è facile impilare un componimento sensato usando solo i dorsi dei libri che si hanno in biblioteca; anche avendone tanti, anche ricorrendo alle ardite ellissi e ai voli pindarici che la poesia consente.
Occorre infatti dare fondo ai più reconditi e polverosi anfratti degli scaffali e ripassarsi anche quelli disposti in seconda fila perché provenienti dall’eredità della vecchia zia.
E così, per comporre una ignobile “Tragedia in sei battute” ad imitazione di quelle “in due battute” di Achille Campanile (in appendice a questo sproloquio ne riporto una, “Perché?”, titolo breve e interrogativo, molto pertinente a ciò che sto per raccontare), sono incappato in una vergognosa disavventura.
Proprio dalla seconda fila dello scaffale della vecchia zia, ho trionfalmente estratto il titolo che cercavo, ottimo e commendevole per una delle sei battute che mi servivano: “Quale?”.
Già mentre componevo la pila per la fotografia d’obbligo, un sottile tarlo ha iniziato a rodermi la mente.
“Quale?”, che strano titolo… “Quale?” cosa?, “Quale?” chi?
Dicono che la curiosità sia femmina, non credeteci; per di più, il libretto rilegato in tela blu, del 1941, pareva del tutto inoffensivo: e per venire a capo del tarlo e della curiosità, mi sono risoluto a leggerne almeno le prime pagine.

– Shirley, che c’è? Che cosa fanno qui queste due bambine? E chi era quell’individuo che è uscito senza salutare?
– Non lo so, mylord, sono dispiacentissimo…


Lo so, alla scoperta che Shirley era un uomo e soprattutto all’entrata in scena del mylord avrei dovuto correre a riporre il libretto nel suo buio scaffale.
Sono un debole, non l’ho fatto.
Ho continuato a leggere fino alla fine del volume e, vergogna delle vergogne, sono andato a cercare anche il seguito (le disgrazie non vengono mai sole, infatti questa era in due volumi e il primo finiva sul più – diciamo così – bello).
Insomma, per colpa della Poesia Dorsale, mi sono bevuto un intero doppio romanzo rosa di M. Delly, narrante di come la scontrosa orfanella italiana, Orietta, faccia innamorare di se (ricambiandolo) l’altezzoso Lord di Shesbury, dopo le inevitabili peripezie del caso, che se ne facevano venti “Orgoglio e Pregiudizio”, scusate l’anacoluto.
Racconto questa triste vicenda per due ragioni: prima di tutto per espiare la vergogna del fatto e poi per mettere in guardia gli incauti partecipanti a questo innocente gioco col dorso dei libri.
Se vi capitasse in mano un libro come questo, dal titolo accattivante ma sconosciuto, impilatelo, fotografatelo e riponetelo immediatamente; mi raccomando, NON APRITE QUELLA PAGINA.
L’unico lato positivo della vicenda è che adesso so “Quale?” (tra le due bambine) e perché Orietta Berti (1945) è stata battezzata così.





Appendice:


PERCHÉ? (Tragedia in due battute di Achille Campanile)


Personaggi :
IL VECCHIO CENCIOSO
IL PASSANTE

In una strada, ai giorni nostri.
All’alzarsi del sipario IL VECCHIO CENCIOSO va raccogliendo mozziconi di sigari sul
selciato.


IL PASSANTE: Ma perché andate raccogliendo mozziconi per la strada?

IL CENCIOSO: Caro signore, sigari interi non mi riesce di trovarne.


(Sipario)

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