Metti una sera a cena


Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro.
Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero.

(Luca, 24:30-31)

A sinistra c’è Cleopa, fratello di San Giuseppe e quindi zio di Gesù, oltre che suo discepolo; quindi doveva conoscerlo benissimo: eppure, stando al racconto di Luca, fecero sette chilometri insieme a piedi fino a Emmaus e solo quando Gesù, a cena, spezzò il pane e lo benedisse, si accorse che si trattava di suo nipote.
E’ questo il momento che viene immortalato da tutti i maggiori pittori, da Tiziano a Caravaggio a Rembrandt, Pontormo, Vermeer e tanti altri tra cui quello – un po’ speciale – di Tommaso Minardi che vedete sopra.
D’altra parte, immediatamente dopo questo momento topico, Gesù, stando sempre al racconto di Luca, scompare improvvisamente e quindi viene meno il soggetto di principale interesse, almeno dal punto di vista religioso.
Tutti gli artisti hanno cercato di rendere la sorpresa negli occhi e nei gesti di Cleopa quando riconosce Gesù ma nessuno ci ha provato con quella, ancor maggiore, che deve aver provato lo zio vedendosi scomparire il nipote di punto in bianco.
Ho definito “un po’ speciale” la “Cena di Emmaus” di Minardi che vedete sopra per due ragioni: la prima è che è appesa a una parete di casa mia e alle 9 di mattina del solstizio d’inverno, se è una bella giornata di sole, il mio dipinto si trasfigura e diventa così:





I raggi del sole, a quell’ora e in quella data, entrano dalla porta finestra che da’ sul giardino con una angolazione che riprende esattamente quella che esce dalla piccola finestra che illumina la tavola e il volto di Cleopa, contrastando fortemente luci ed ombre quasi volessero trasformarlo in un inedito caravaggesco.





Il mio dipinto è inoltre una seconda versione semplificata di un’altra “Cena di Emmaus” dello stesso autore che si trova nella Pinacoteca Comunale della sua città natale:



Come vedete, nel mio quadro non manca una misteriosa sparizione: ma invece di Gesù, la superstar della cena, Minardi ha fatto sparire solo il garzone che porta la frutta: ciò rende il mio quadro più completo anziché incompleto perché oltre alla cena vi si raffigura anche una misteriosa sparizione.
Deve essere anche per questa sua caratteristica che spesso mi soffermo a guardarlo, per verificare che non mi ci sparisca tutt’a un tratto anche il Gesù, come da Vangelo, e l’anno prossimo i raggi del sole nel solstizio d’inverno non illuminino una triste sedia vuota…

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