Escudella i carn d’olla



Una cartolina dalla Rambla

Antefatto: metà del secolo scorso

– E di secondo cosa c’è? – chiedono i bambini che ancora si leccano i baffi per i tortellini in brodo pazientemente composti dalla mamma e dalla nonna.
– Nientepopòdimenoche… – annuncia la mamma (così elegantemente anni cinquanta, che va pazza per Mario Riva, il Musichiere e Dostoevskij) – nientepopòdimenoche… l’Alessio, l’Alessio Fjodorovich! -.
Vabbè, è Natale, poi arrivano i regali: si può sopportare anche l’odiato lesso, pur tanto utile per il succulento brodo dei tortellini.
Un pezzettino di stopposo petto di pollo per far contenta la mamma e via con i dolci e i regali.

Barcellona, Semana Santa 2005

“Cada miercole escudella i carn d’olla”, sta scritto sulla lavagnetta appoggiata davanti alla piccola trattoria “La Lonja”, sperduta in un viottolo alla periferia estrema di Barcellona.
Ecco, se c’è una cosa che mi spinge ad entrare a mangiare in un posto è proprio quando fanno qualche piatto solo alcuni giorni: di solito è una garanzia di tipicità e di freschezza e spesso di qualcosa di veramente particolare.
Lascio quindi le “tapas frias”e la “paella marinera” al resto della famiglia, e per me ordino – con il piglio dell’esperto di cucina catalana – “escudella i carn d’olla“: qualunque cosa sia, deve essere per forza speciale.
Mentre agli altri servono una gran padellata di paella ricca di pesce e frutti di mare, a me arriva una rustica scodella, con una pastina in brodo :(.
Purtroppo, mi dico, escudella/scodella non c’è possibilità di errore; forse il mercoledì, qui a Barcellona, si fa penitenza.
Ma al primo assaggio dell’anonimo brodino ogni delusione scompare: è un incredibile concentrato di sapori e profumi che fanno sembrare quella minestrina meglio dei tortellini di Natale.
E alla escudella fa subito seguito la favolosa “carn d’olla”:una larga terrina che contiene l’Alessio Fjodorovich più ricco e saporito che abbia mai assaggiato.
Una cassoela alla spagnola con manzo, gallina, pancetta, orecchio e piede di maiale, salsiccia bianca e nera, osso di prosciutto, osso con midollo, ceci, fagioli, patate, cavolo, uovo, rape, carote, aglio, farina, pepe, cannella e prezzemolo e una grande succosa polpettona nel bel mezzo.
Mangiata da sballo, alla faccia del lesso degli anni cinquanta.
L’unico problema è che con un Alessio Fjodorovich così ricco, anche la digestione è alla Fjodor Dostoevskij: “Delitto e castigo”.

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