Bello e illeggibile


Bello e illeggibile

c’e’ una luce che m’invade, non posso piu’ dormire
con le tue pagine nascoste lo vorrei gridare:
Bello, bello impossibile…

(G. Nannini, “Bello e impossibile”, Profumo, 1986)


Sgombriamo subito il campo dai libri illeggibili perché sono brutti e noiosi: non val nemmeno la pena di parlarne; ma concentriamoci sui libri belli ma impossibili da leggere.
I libri belli e illeggibili io li divido in due principali categorie:

soggettivamente illeggibili, quelli che *io* non riesco a leggere
oggettivamente illeggibili, quelli che *nessuno* riesce leggere

Tra i “soggettivamente impossibili” la mia biblioteca accoglie qualche vecchio libro giapponese, in kanji, rilegato ancora a mano col filo di spago; ma per chi ha in casa qualche manga in giapponese – anche se lì le figure aiutano un po’ di più – non sarà difficile provare la sensazione di un “bello illeggibile”; non fosse altro che per la strana sensazione di doverlo iniziare a leggere dal fondo.
Dipende ovviamente dai gusti, ma per me è difficile non apprezzare la semplice bellezza della antica carta appassita e consunta dal tempo e la elegante calligrafia dei caratteri giapponesi d’antan.



Bello, ma per decodificare un solo kanji del titolo mi ci è voluta mezzora e sì che i primi due sono davvero facili, “Nippon”.
Sulle pagine interne poi, non ne parliamo, credo di essere in ottima compagnia nel ritenerle belle e illeggibili:



Lo stesso vale per una vecchia raccolta di poesie di Heinrich Heine; oltre al fatto di essere in tedesco è anche scritta con quel carattere gotico antico che lo rende incomprensibile quasi come il greco.



Fra i libri oggettivamente impossibili da leggere credo di poter elencare i “Frammenti” di Eraclito, detto – non a torto – l’Oscuro: nonostante abbia anche il testo tradotto, a fronte dell’elegante carattere greco antico con tutti i suoi spiriti e accenti, il senso resta, appunto, oscuro a tutti e anche il più acuto filologo non può fare che supposizioni.

“Il sole, grande come un piede d’uomo” ne è un esempio: anche se fossimo in grado di tradurre al volo il greco antico, ci possiamo leggere la Teoria della Relatività o semplicemente una presa in giro degli ignoranti interlocutori di Eraclito.



Nella stessa categoria, infine, troneggiano incontrastati per bellezza e illeggibilità i due volumi del Codex Seraphinianus, fittamente popolati da una scrittura d’invenzione, rotonda e incomprensibile.
E le figure, decisamente aiutano assai poco…

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