Il mare si addice a Chopin


Sarà perchè uno se lo immagina in una bianca casa dell’assolata Maiorca mentre improvvisa cascate di note per George Sand; o perchè i notturni per eccellenza sono i chiar di luna sulla spiaggia: oggi, sdraiato sul lettino, a due passi dal mare (davvero due passi) stavo benedicendo l’invenzione dell’mp3 e accessori annessi e riflettendo su come sia piacevole ascoltare la musica romantica e brillante di Chopin davanti alla azzurra e luccicante distesa del mare.
Ma poi, al gran valzer brillante, è seguito l’Improvviso op. 66 , quello che alcuni chiamano “Fantasia”.
E sulle sue note son tornato nella casa in cui sono nato.
Perchè io, e ne son ben contento, sono nato in casa, non in una corsia di ospedale (e ugualmente spero di morirci, in casa, piuttosto che in una corsia d’ospedale).
La casa era immensa e le stanze altissime; mamma era al pianoforte e suonava il suo Chopin, proprio l’Improvviso.
Io, per vedere i tasti neri e le agili mani che vi correvano sopra, allora, dovevo stare in punta di piedi, cercando di non disturbare troppo.
Forse usava davvero troppo il pedale, che evitando di smorzare le corde percosse dai martelletti, le lascia vibrare con un malinconico effetto d’eco e riverbero.
Però le scale cromatiche scivolavano via come perle in una cascata di diamanti.
Quando son tornato nella vecchia casa, molti anni dopo quei tempi, era tre volte più piccola e le stanze tre volte più basse.
O forse ero io che ero diventato tre volte più alto del birillino che si aggrappava al pianoforte e alla gonna della mamma.
Ma ecco, l’Impromptu è finito e con lui il mio personale viaggio con l’unica Macchina del Tempo che funziona veramente, la fantasia.
Le note dell’étude N°5 in Sol diesis minore, quello tutto sui tasti neri, mi hanno riportato sulla spiaggia e all’azzurra luccicante distesa del mare, che tanto si addice a Chopin.

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