Il colore dello Squonk


A differenza del coccodrillo e dei reduci dall’Epifania che tutte le feste porta via, che piangono solo a pancia piena, lo Squonk piange sempre, e probabilmente a pancia vuota: infatti, quando ha finito di piangere, si dissolve tra le sue lacrime.
Secondo quanto riportato nel “Manuale di Zoologia Fantastica” di Jorge Luis Borges, lo Squonk è il più sfortunato degli animali; anche il Gatto del Chesire scompare, ma lasciandosi dietro un simpatico sogghigno; ma lo Squonk, tapino, lascia solo lacrime e bollicine: quando si dice “piangersi addosso”…



Nonostante queste caratteristiche davvero fantastiche, lo Squonk non è farina del sacco di Borges ma è davvero la traduzione letterale del testo di William T. Cox citato come fonte, per questa volta autentica.
Tuttavia, avendo avuto modo di consultare l’originale, vi ho trovato una misteriosa discrepanza:



Il secondo capoverso che Borges traduce in “Lo Squonk è di tinta molto cupa”, in inglese recita invece “The squonk is of a very retiring disposition” che allude, anziché al suo colore, al suo carattere timido.
Siccome Borges conosceva benissimo l’inglese, questa interpolazione è certamente voluta e ci porta a pensare che lo scrittore e poeta argentino avesse incontrato personalmente uno Squonk fuggito nelle Pampas dalle foreste nordamericane; ma questa ipotesi aggiungerebbe mistero a mistero, viste le abitudini notturne del triste animaletto e visto che Borges non ci vedeva quasi, nemmeno di giorno, figuriamoci col buio.

Più fedeli alla fonte i Genesis, nella loro “Squonk” in “A Trick of the Tail” del 1973, cantano “he’s a shy one”:

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.