I predatori dell’acca perduta

Ma come è potuto succedere che Dante, Petrarca, Boccaccio e tutti i letterati fino al ‘600 potessero scrivere “huomo”, “honore”,”herba”, “habitare”,”humile”, “humido” e poi qualcuno ha fatto sparire tutte queste acca, tranne quelle del verbo avere?
Gli “accatori” resistettero per tutto il ‘500 capitanati da un bellicoso Ludovico Ariosto («Chi leva la h all’huomo non si conosce huomo, e chi la leva all’honore non è degno di honore») ma poi sul finire del ‘600 l’ebbe vinta la solita malefica Crusca che stabilì la regola di mantenere l’h etimologica soltanto nelle quattro voci ho, hai, ha, hanno del verbo avere, e solo per via di evitare la confusione con termini identici molto comuni.
Ma anche quelle quattro voci hanno corso il rischio di estinguersi definitivamente: nel 1911 il Congresso della “Società Ortografica Italiana” avanzò la proposta di usare l’accento (anziché l’h) anche su quelle quattro voci verbali. Ancora negli anni ’50 e ’60, qualche maestra delle scuole elementari (pure la mia…) insegnava agli innocenti scolaretti a sopprimere l’acca ed usare ò, ài, à, ànno.
Fortunatamente (per l’acca) l’invasione della terminologia anglosassone sta colmando l’handicap con hotel, hardware, hacker, hostess, hobby, ecc…

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