200 personaggi in cerca d



La mia pelle profuma di buccia di limone, e sono un tantino troppo grossa di fianchi, ma ho i gomiti sottili e la voce che a volte mi viene stridula. Mi si potrebbe definire una di quelle bellezze aristocratiche, solitarie e romantiche che attraversano la provincia suburbana come un errore. O una disubbidienza. Una ragazza alta e dai capelli biondo cenere che sognava di fare l’attrice.
A voce bassa e con un pudore offeso, di me si spettegola ancora a Revolutionary Road, una collinetta di case bianche, e corridoi senza muffa, e pizzerie di quart’ordine. Uno strano mondo ordinato e solido, fradicio di sentimentalismo, nel quale gli uomini rincasano nella polvere grigiorosa della sera dai laghi asciutti dei loro uffici. Una foresta pietrificata di gente che non sa chi è e parla e parla ma non dice niente, perché lì in mezzo la verità è concessa solo ai deliri degli schizofrenici e dei pazzi come John Givings.
Io non sono che un’intrusione sovversiva nel vuoto pneumatico e ordinario delle cose. Sono lo sbattere contro il vetro di un uccellino impazzito, in cerca di un altro posto per essere. Di una seconda occasione. Per non sentirmi un guscio vuoto; per non restare invischiata e soffocare nella norma borghese del metter su famiglia, e avere un lavoro, e una carriera, e una villetta ampia e luminosa sulla collina.
Sono io stessa la salita di asfalto nero tutta tornanti che conduce fino alla nostra casa. A ogni curva, ci sono dei conti da fare: con il mio scarso talento; con mio padre suicida in una camera d’albergo e mia madre morta alcolizzata; con la mancanza di coraggio del mio Charles Bovary azzimato e isterico. Per me non c’è alcuna possibilità di fuga, neppure nell’amore. Nessuna primavera nascosta nel mio nome. Nessun abito da cocktail nero o vestito blu o grembiulino di candida organza che possa riassumermi. Il mio destino dovrà necessariamente risolversi in un disordine tragico, nella lenta emorragia di ogni speranza.



Scrivi il nome dell'autore del personaggio: