200 personaggi in cerca d



Dicono che sapevo di lavanda, di doccia appena fatta, di sudore fresco e biancheria intima. Se ti fosse capitato di sentirti male, sotto al mio portone, ti avrei lasciato entrare nella mia casa, in un terzo piano nella Bahnhofstrasse, anche se avessi avuto solo quindici anni e io trentasei. Non avresti più potuto levarmi gli occhi da dosso mentre stiravo in piedi davanti l’asse, con una vestaglia senza maniche azzurrochiara e i miei capelli biondocenere raccolti a chignon con un nastro dietro la nuca, o m’infilavo le calze in cucina, o uscivo nuda da una vasca da bagno, senza nessun compiacimento. Ti avrei chiamato ragazzo, ciottolo, rospo, e prima dell’amore ti avrei chiesto sempre di leggere per me, a voce alta: l’Odissea, e poi altri romanzi, poesie… come se ti avessi invitato a dimenticare il mondo e tutte le sue mancanze nelle parole dei libri e infine nel mio corpo. Sono tante le immagini che alla fine di me avresti conservato: Hannah che corre su una bicicletta; Hannah in camicia da notte che danza davanti a uno specchio; Hannah che sfiora la costa di un volume con un dito; Hannah accanto a una finestra; Hannah in divisa da bigliettaia sopra un tram; Hannah seduta in tribunale con un tailleur nero l’ultimo giorno del suo processo…
Perché c’era un altro odore, nascosto e penetrante, che a volte s’avvertiva dietro le mie spalle larghe e la faccia dura, e uno sguardo che non avresti saputo mai se di rimprovero o di meraviglia. Una polvere nera che mi ricopriva e mi rendeva di colpo scostante, dispotica, violenta. Il ritegno di un passato di cui non parlavo mai, come se non mi appartenesse. Un passato di operaia alla Siemens, e poi di sorvegliante in un campo di prigionia durante la guerra. Difficile cercare di capire dai miei silenzi quanto mi sentissi responsabile e quanto innocente, se più forte o più fragile, sicura o insicura.
L’unica colpa di cui mi vergognavo era quella di essere analfabeta. Di tutto. Della vita, come dell’amore. Era questa la mia zona grigia. Ma quando mossi una domanda a un giudice, su cosa avrebbe fatto al mio posto, non ebbi risposta. Imparai a leggere da sola, in carcere.
Imparai anche che si incontra sempre il prima nel dopo.



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