L’uomo è una bestia


Avrete letto la notizia: due studiosi di psicologia sociale della University of California di San Diego, Michael M. Roy e Nicholas J. S. Christenfeld avrebbero accertato che la somiglianza fra cane e padrone obiettivamente esiste, e individuato la causa che la determina.
Il risultato della ricerca sarà pubblicato sul numero di maggio della rivista della American Psychological Society, Psychological Science, ed è illuminante: deriva dalla scelta del cane, a propria immagine e somiglianza, al momento dell’acquisto.





Qualcuno ricorderà forse l’incipit della carica dei 101 di Disney, ma io ne approfitto per un simpatico excursus sulla “Fisiognomonia animale” nel corso dei secoli, seguendo la falsariga di un famoso saggio di Jurgis Baltrusaitis con quello stesso titolo; per poi passare ad un esperimento più “personale” dove, dalla mia foto – che posterò qui sotto, potrete decidere a quale animale assomiglio.
E alla fine, magari tra qualche post, forse ci scappa pure un simpatico quiz adeguato all’argomento.

L’identificazione tra l’uomo e la bestia risale alle epoche più remote.
Tutti i trattati, tanto latini quanto greci, dedicano interi capitoli a questa fisiognomonia zoologica in cui ogni parte del corpo s’identifica con quella di un animale rivelando caratteristiche occulte. La dottrina viene esposta in proposizioni rapide, stringate, senza commenti né spiegazioni, ma la sua stessa concisione evoca brusche visioni.
La dottrina si evolverà, fin quasi ai giorni nostri, secondo tali princìpi e le loro precise interpretazioni.

Il Medioevo riscoprì le fisiognomonie greco-romane sia direttamente sia tramite l’Islam. Polemone, il cui capitolo II esamina la rassomiglianza fra l’uomo e gli animali, i caratteri dei due sessi e il modo di dedurre il carattere dell’uomo dalla sua somiglianza con l’animale, fu tradotto in arabo sin dal decimo secolo. Ai mussulmani dobbiamo inoltre una versione abbreviata del trattato di Aristotele (Sirr-al-Asràr o Segreto dei Segreti), sotto forma di una lettera ad Alessandro in cui il filosofo dà al re alcuni consigli sulla scelta dei ministri, degli amici e degli schiavi. Ma la fisiognomonia araba aveva anche una tradizione propria, con una copiosa letteratura in materia.
Il manuale di medicina (Al-Tibb al-Mansúri) di Rhazes le dedica cinquantotto capitoli. Fra i libri importanti, il Kitàb al-Firàsa di Al-Ràzi (1209) eccelle nelle speculazioni sulla natura e sulle forme animalesche dell’uomo, mentre Al-Damashki (1327) affianca alla fisiognomonia propriamente detta gli elementi astrologici che per molto tempo ne determineranno la diffusione e lo sviluppo.
Molti di questi scritti furono bene accolti in Occidente.
Il Liber Almansorius venne tradotto in latino da Gherardo da Cremona (morto nel 1187), e la Lettera di Alessandro da Filippo da Tripoli (inizio del tredicesimo secolo); essa ebbe inoltre un gran numero di versioni in tutte le lingue d’Europa. Il Liber physionomiae di Michele Scoto, astrologo e mago di Federico II, è basato su queste due fonti, mentre il Sirr-al-Asràr si ritrova nei Secreta di Alberto Magno e nella fisiognomonia di Ruggero Bacone.

Vabbè per ora può bastare; ora è arrivato il momento di pubblicare la mia foto, così il paziente lettore arrivato fin qui, potrà decidere a quale animale assomiglio di più.

Anzi farò di meglio: visti i risultati della ricerca americana, tanto vale postare la foto del mio cane Tobia… 😀

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