200 personaggi in cerca d



Rubare mazzi di rose al cimitero per adornare la cameretta di un pensionato è un reato grave e inesplicabile. Ma così belli non li trovo da nessun’altra parte perché vivo una città di discordanze, nera di fumo, dove si intrecciano storie di devastazioni, di passate e incomunicabili violenze.
Sono una ragazza seria e inespressiva, originaria di Cheb, in Boemia occidentale, e lavoro in fabbrica dalla fine delle medie. Sotto il cielo del socialismo reale, e la corruzione della diffidenza, e i residui di individualismo. Ho una ventina d’anni, ma contano molto di più perché non sono mai stata felice. I cimiteri mi piacciono, per la tranquillità, soprattutto. E anche perché da quelle parti si è smesso di aspettare l’amore.
Indosso un soprabitino marrone, dalla stoffa consunta, e i miei ricci sono acconciati in modo sciatto e disordinato da una messa in piega di paese. Eppure gli uomini dicono che l’ordinarietà del mio aspetto e la malinconica lentezza con cui mi muovo li intenerisce. Come il mio corpo triste, che provoca loro un desiderio totale e inappagato. Ma nessuno riesce a toccarmi per davvero, né mi coinvolge la Storia. Le mie preoccupazioni sono quotidiane e senza tempo.
Sono come quest’estate verdenera, dove tutto sembra deragliare, essere stato solo uno scherzo tragico, un’età di errori irreparabili, di impossibili ritorni, di grottesche vendette, giocata sventuratamente di fronte alla stupidità del potere e nella dimenticanza di tutte le ingiustizie a cui nessuno rimedierà.



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