200 personaggi in cerca d



Ci sono famiglie che somigliano a un vocabolario. A un catalogo di cicalecci e di figure rilegato a filo. Come la nostra, che elencava alfabeticamente tra le sue pagine la voce stentorea di un padre, le sue alte e temute sopracciglia e la fronte a volte tempestosa. La sua inesauribile inventiva nel trovare sempre l’espressione più adatta per ogni circostanza e per ogni persona.
E i ricciuti capelli grigi di una madre, con i fianchi stretti da un golf.
E una nonna querula e lamentosa.
La barba grigia di Turati, grosso come un orso.
Il mento lungo di Vittorio Foa.
Gli occhiali cerchiati di tartaruga di Leone, il suo paltò troppo corto.
E la malinconica sciarpetta color lilla di Pavese. La pipa. La spalla scontrosa e il sorriso maligno.
Inventari di quando il mondo era colorato di parole e pieno di sempi, che voleva dire scemi, e negrigure, sbrodeghezzi e potacci, che altro non erano che malagrazie, cose di cattivo gusto. Tempi in cui i segreti si chiamavano fufignezzi, e le villeggiature erano tutte in montagna, e si andava in ski, e si faceva il teatrino, la sera, si recitavano poesie, si cantava, si parlava di Proust. E la politica era nascondere un cospiratore o avere per casa i giovani di Giustizia e Libertà. Un’età che ruotava intorno a ogni frase come a un nuovo astro che sorge, che a ogni frase era legata come a un’impronta…



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