200 personaggi in cerca d



Se, nell’attraversare un bosco di elci, olmi o carrubi o gelsi, vi parrà che sopra di voi salti da un ramo all’altro l’ombra di uno scoiattolo con la penna o di uno strano animale con un berretto di pel di gatto e un fucile a tracolla oppure rimbalzi l’eco di una voce che recita una pagina di Diderot o di D’Alembert, non vi crediate ammattiti perché è possibile che abbiate scoperto il luogo dove si nasconde la mia preziosissima biblioteca pensile. Da due secoli la cercano i letterati di tutto il mondo, dal giorno in cui m’involai dietro a una mongolfiera, beffando anche la morte. Ma lasciate che v’indirizzi una reverenza: barone Cosimo Piovasco di Rondò, rampollo primogenito d’una nobile casata ormai estinta.
Di me si raccontano strane storie: che strappare foglie e rametti fosse il mio unico modo di piangere; che conoscessi il linguaggio delle ciliegie e m’intrattenessi in corrispondenza con le più alte menti del mio secolo; che ogni tanto venisse a trovarmi una donna bellissima dal nome che suonava come una filastrocca, e che anche Napoleone e un principe russo mi recarono visita.
Molta fama per un’avventura cominciata il 15 di giugno del 1767, all’ora del pranzo, con una disubbidienza scandalosa: un piatto di lumache respinto contro la volontà di mio padre. Fui cacciato dalla tavola, salii su un albero e da lassù promisi di non mettere più piede in questa terra d’autorità e d’ingiustizia. Tutti pensarono che il mio fosse solo un capriccio aristocratico, un atto di fuga e diserzione, la passeggera ripicca degli orgogliosi e dei timidi, e invece era assai di pi, qualcosa che somigliava a un’appassionata coerenza, il tentativo di dimostrare che si possono vedere le cose da un’altra altezza e la scommessa di saperle cambiare.



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