Ho una virgola di capelli sulla fronte e da un lato, in verticale, l’impercettibile segno di una cicatrice; nel mezzo due occhi freddi e concupiscenti, grigi e azzurri, e l’aria ironica ed elegante di un cravattino di seta. Sono uno del doppio zero che presto diverrà famoso in ogni angolo del pianeta. Forse per la scrupolosa attenzione che dedico ai dettagli, dai vini che bevo alla difesa della mia implacabile solitudine. Uniche passioni: il gioco della seduzione e un’automobile, una Bentley del ’33 da quattro litri e mezzo, compressore Amherst Villier e fari Marchal. Guidarla mi dà un’ebbrezza sensuale, la stessa che provo nel conoscere nuove donne e nell’intraprendere una missione.
Nell’ambiente si dice che io sia il migliore. Chi mi ha visto in azione o davanti a un tappeto verde parla di me come di un uomo fortunato, il cui dominio di sé impressiona. Si sa che non mi piacciono i fiori e che detesto i pigiami. Ma qualcuno discretamente sostiene che dietro alla mia invulnerabile elusività si nasconda un generoso bucaniere, smarritosi tra le gelide bufere del dopoguerra.


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