200 personaggi in cerca d



Cominciai la carriera in un albergo di provincia, il Praga d’oro, avvolgendo forchette e coltelli nei tovaglioli e svuotando portaceneri. Tra commessi viaggiatori e clienti abituali. Ero un apprendista cameriere, basso di statura quanto un bambino e con il frac sempre a portata di mano dentro una valigetta di fibra vulcanizzata. Volevo solo arricchirmi e l’elenco dei luoghi in cui cercai di farlo è lungo: Albergo Tichota, Hotel Paris, una stazione termale controllata dai nazisti… Per ogni posto ho ancora una festa di parole, ma prima di qualsiasi racconto vi chiedo solo di fare attenzione.
Le mie storie è come se saltassero fuori da una macchina da scrivere arroventata dal sole e immersa in un’ebbrezza luminosa. O dal cappello di un mago. Posso estrarvi l’imperatore di Etiopia che mi fregiò di un’onorificenza alla fine di un banchetto trimalcionesco di cammelli e antilopi; o delle signorine nude che ogni giovedì mi rovesciavano addosso la loro eccitazione suscitata dalle strane abitudini di un gruppo di agenti di Borsa; o il martello di mio figlio ritardato che, mentre cadevano bombe da ogni lato, continuava a piantare furiosamente dei chiodi sulle assi del pavimento.
Consideratele pure le visionarie avventure di un uomo medio indagato in tutti i suoi penosi tentativi di riscatto, rancoroso spettatore di una storia più grande di lui, tra l’avvento di due dittature. Il mio trucco fu solo attraversarla con l’infinito stupore di «come l’incredibile diventi realtà».



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